Al diavolo la crisi

di Antonio Rapisarda da http://www.meridianamagazine.it

È viva la Francia. Nonostante lo spread, la crisi, non si può fare a meno di notare come Oltralpe sta andando in scena una bella e significativa competizione “politica” sul destino di un paese. Una battaglia vera, tra visioni, che ha visto – per il momento – un prevedibile calo di Nicolas Sarkozy e un’avanzata di socialisti da una parte e identitari di destra dall’altra. Sul banco degli imputati dell’elettorato francese – al di là delle lettura semplicistiche sui tic del presidente in carica – vi è stata la politica dell’asse francotedesco targata Angela Merkel. L’attuale presidente è stato colpito lì: sul rigore che ha caratterizzato l’ultima fase della zona dell’euro e che sta determinando un’involuzione della crescita anche per la sesta potenza del mondo.

Con questa chiave di lettura si comprende la buona perfomance del tutt’altro che brillante Francois Hollande. Non certo una novità politica la sua, ma capace di rappresentare la cara e vecchia socialdemocrazia che appare più rassicurante al momento dei desiderata di Berlino. Esce sconfessato di conseguenza, anche se non totalmente sconfitto, Nicolas Sarkozy che dovrà in qualche modo parlare tanto a destra quanto al centro dello schieramento se intende ribaltare il risultato del primo turno. Ciò significa dare risposte allo stesso tempo a una classe media che sente aria di depressione e ai ceti produttivi che temono un restringimento dello stato sociale.

Da parte sua, la “rivelazione” Marine Le Pen ha dimostrato di essere progenie di talento proprio perché ha saputo interpretare ambedue le istanze. Il suo risultato elettorale è frutto, certo, della “confusione” che ha regnato durante in quinquennio neogollista, ma anche della capacità di aver saputo rinnovare il Fronte nazionale e di candidarlo così a rappresentare ampie fette di elettorato popolare, proletario e (nonostante i cliché dei media, tra cui quelli nostrani) di molti immigrati di seconda generazione.

La proposta di Le Pen, insomma, ha convinto molto di più della retorica della sinistra radicale di Manlechon per non dire della “promessa” (tanto cara ai terzisti italiani) centrista di Bayrou. Il segnale politico è chiaro: in discussione non vi è l’Europa ma una certa visione burocratica e miope dell’Unione (a vocazione tedesca) che sta snervando economie e sovranità nazionali. La chiave della partita, conti alla mano, resterebbe ancora nelle possibilità del centro-destra. Che nella sua somma, nonostante le differenze non marginali che sta al capo dell’Ump adesso avvicinare, supera i consensi di socialisti e frammenti di opposizione. Le carte da giocare sono queste: Sarko è avvisato.

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Informazioni su fernandomadonia

Blog personale di Fernando Massimo Adonia. Collaboratore di CataniaPolitica.it e dell'edizione catanese del mensile "S". Ha studiato Storia della Filosofia presso l'università degli studi di Catania e Teologia presso lo Studio Teologico San Paolo di Catania. Attento alle causa della promozione sociale. Difensore ed esploratore della dignità della persona umana.

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